Il piano parcheggi

Come ben sanno i tecnici del settore, la regolamentazione della sosta è uno dei principali strumenti che un’amministrazione può utilizzare per operare sulla riduzione e la fluidificazione del traffico.

È chiaro che si tratta di uno strumento da utilizzare con competenza e attenzione, in primo luogo perché incide fortemente sulla qualità della vita dei cittadini, e secondariamente perché può generare effetti distorsivi molto pesanti e indesiderati, per esempio alimentando flussi di traffico imprevisti nelle aree limitrofe alle zone regolamentate.

Esistono due principi di base che, secondo me, occorre sempre avere presenti:

Insomma, un piano parcheggi efficace non si improvvisa e non può essere sviluppato né seguendo principi astratti, né assecondando spinte demagogiche o particolaristiche. Ovviamente, è indispensabile raccogliere il maggior consenso possibile tra i cittadini: ma per raggiungere questo obiettivo è necessaria soprattutto una paziente opera di informazione.

Il traffico, una questione critica

Il traffico, stando a tutti i sondaggi, è (insieme alla sicurezza) il problema maggiormente avvertito dai milanesi. L’introduzione dell’eco pass rappresenta senz’altro un passo avanti, ma non avrà un effetto risolutivo, dato che tocca un’area troppo ristretta.

In realtà, le zone più critiche sono quelle semicentrali, cioè l’anello compreso tra i Bastioni e la circonvallazione filotramviaria: e lì la politica dei parcheggi può svolgere un ruolo fondamentale nell’orientare le scelte di trasporto dei cittadini.

Il punto cruciale è trovare un equilibrio corretto che non penalizzi i residenti, consenta il traffico operativo legato a reali esigenze di lavoro e, al tempo stesso, imponga delle restrizioni sufficientemente dissuasive nei confronti della sosta non residente di lunga durata. Capisco che possa sembrare la quadratura del circolo, ma è l’obiettivo che dobbiamo raggiungere.

Un equilibrio da raggiungere

Come? Prima di tutto, affrontando la situazione in maniera realistica.
Intanto, dobbiamo prendere atto del fatto che la realtà milanese non è uniforme. In alcune aree esistono (o sono previste) infrastrutture dedicate, parcheggi sotterranei o autorimesse, in altre no. Inoltre, i flussi di traffico variano da zona a zona: in alcune i residenti utilizzano maggiormente l’auto per spostarsi, in altre meno.

Secondariamente, è bene ricordare che, comunque, l’offerta di parcheggio su strada a Milano è cronicamente insufficiente: secondo gli ultimi dati disponibili, nelle ore notturne per soddisfare la domanda servirebbero al’incirca altri 65 mila posti auto, e durante la giornata almeno 30 mila in più. Il piano parcheggi, che prevede la creazione di circa 31 mila nuovi posti, riduce l’entità del deficit, ma non lo colma.

Infine, è necessario anche fare i conti con le risorse di cui il Comune dispone per far rispettare le nuove regole. Gli ausiliari della sosta sono, a quanto ci risulta, circa 200: è evidente che non possono tenere sotto controllo un’area troppo vasta. Ma è altrettanto evidente che imporre dei divieti senza poi  riuscire a sanzionare le infrazioni è assolutamente controproducente.

La metodologia più efficace

La precedente amministrazione aveva avviato una rilevazione estremamente capillare, raccogliendo dati sui veicoli parcheggiati su strada durante la notte e nel corso della giornata, nell’intento di determinare con la massima precisione possibile il fabbisogno di posti auto e le quote da destinare ai residenti.

Domando all’assessore Croci se questa analisi è continuata, quali zone ha preso in esame e in base a quale criterio sono state individuate le aree in cui estendere la sosta regolamentata. Non solo, vorrei sapere anche come sono state determinate le quote da assegnare ai residenti.

Ma, soprattutto, vorrei capire come queste iniziative si collocano nel contesto della politica della mobilità, e quali risultati si attendono a breve e medio termine in termini di riduzione e fluidificazione del traffico.